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Il 25 giugno 2017, nella nella chiesa parrocchiale di Santa Lucia di Camaiore, è stata celebrata la messa in suffragio di Pietro Giuntini. In assenza del parroco, indisposto, La messa è stata officiata dal diacono Don Giancarlo Stocchi. Oltre agli abitanti del piccolo borgo di Santa Lucia erano presenti familiari e amici dell’indimenticabile Pietro. La sorella Iride, la persona che più di ogni altra ha assistito Pietro nell’ultima parte della sua vita, e che ha voluto questa messa per ricordare il fratello nel paesino in cui è nato, mi ha chiesto, in accordo con il celebrante, che io pronunciassi alcune parole in ricordo di Pietro. Ha voluto poi che io scrivessi su questa pagina quello che avevo detto. Erano parole che mi erano venute in mente durante la celebrazione della messa, riandando ai tanti ricordi che ho di Pietro e anche ascoltando le letture della Bibbia e del Vangelo e quanto Don Giancarlo ha detto durante l’omelia. Provo ora a ricordare quello che in quel momento avevo detto, sperando così di mantenere ancora la memoria di questo carissimo amico, Pietro Giuntini, per tutti quelli che lo hanno conosciuto e amato.
Ringrazio il diacono per avermi dato la parola al fine di ricordare il caro Pietro, e Iride Giuntini, per aver voluto che fossi io qui a parlare di suo fratello. Posso dirvi subito che ricordare Pietro qui nella chiesa di Santa Lucia ha un significato particolare. Come certamente alcuni di voi già sanno, in particolare gli abitanti anziani di questo bellissimo borghetto situato sulle prime colline delle Apuane, Pietro ha prestato la sua opera di marmista e muratore per restaurare questa chiesa molti anni fa. E’ stato un lavoro di fino quello eseguito dal Pietro, basti pensare alla difficolta di posizionare i marmi policromi sul retro dell’altare, attorno all’immagine della Santa, per creare un gioco di prospettiva in grado di simulare una profondità inesistente nella realtà. Pietro era orgoglioso di questo lavoro come capii subito quando, raccontandomi della cosa diversi anni fa, mi disse che il parroco di allora, Don Dino Giachetti, il bravo sacerdote cui è dedicata la piazzetta della chiesa, aveva scelto lui, Pietro, per l’opera di restauro, preferendolo a tanti altri bravi artigiani. Mi aveva spiegato poi che il restauro era stato possibile perché un pastore della Bora, la campagna qui sotto, nel declivio che va verso la pianura, morendo aveva lasciato tutti i suoi beni alla parrocchia. Non ricordava il nome del pastore (o forse me lo ha detto ma non lo rammentavo io), ma prima della messa di oggi ho potuto avere conferma dalla signora anziana seduta qui davanti, nei banchi della terza fila, la quale mi ha detto che il generoso e pio pastore si chiamava Giacomo (Giacomino) Caniparoli.
L’altare di Santa Lucia di Camaiore restaurato da Pietro Giuntini molti anni fa. All’interno dell’altare la bottiglia con la lettera di Pietro che chiede di pregare per l’anima sua
E’ davvero importante che noi siamo qui a ricordare Pietro e a pregare per lui proprio in questo luogo. Se infatti io potessi aprire questo altare vi troverei certamente una bottiglia con una lettera che porta queste parole: «Giuntini Pietro, nato il 12 ottobre 1930. Chi trova questo biglietto preghi per l’anima mia». Questo perché Pietro, al momento in cui lavorava all’opera di cui andava giustamente fiero, aveva voluto lasciare, incastonata proprio all’interno dell’altare, questa sua “firma” e questa implorazione, un po’ a futura memoria, a segno della sua capacità e della sua devozione. Chi ha conosciuto Pietro e sa della sua estrosità e fantasia, a volte al limite di una certa bizzarria, non si meraviglia certo di quanto vi ho raccontato. E, seppure la bottiglia con la scritta resta celata all’interno dell’altare, il suo messaggio arriva a noi che proprio oggi preghiamo per lui.
La liturgia di oggi ci offre diversi spunti che possiamo riferire a Pietro e alla sua vita, a tratti così difficile e così segnata dalla sofferenza. Le parole del profeta Geremia con le sue lamentazioni e la sua fiducia nel Signore “che ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori” mi fa pensare in modo particolare a come la testimonianza di Pietro sull’eccidio di Sant’Anna di Stazzema a cui assistette da ragazzo (l’evento che ha segnato l’inizio del mio rapporto con lui) sia stata accolta con diffidenza e come invidia da quelli che si ritengono custodi ufficiali della memoria di quegli eventi tragici. E che Pietro, invece di essere “ascoltato” da chi istituzionalmente è preposto alla conservazione del ricordo della strage (autorità del Comune di Stazzema, responsabili del museo di Sant’Anna, membri delle associazioni delle vittime della strage, storici “ufficiali”) sia stato invece da questi ignorato o trattato in modo impietoso. Su di loro dovremmo augurarci, riprendendo le parole del profeta, che rimanga per sempre “una vergogna eterna e incancellabile”, la vergogna che si addice a chi, per oscuri interessi, ignora la verità storica e se ne serve per meschini giochi di potere. Dio non è però dalla parte degli arroganti e dei potenti, perché – come ci ricorda il Salmista – “il Signore ascolta i miseri, e non disprezza i suoi che sono prigionieri”.
Nel caso di Pietro, possiamo essere certi che il Signore ha ascoltato il misero e si è sforzato di venirgli incontro. Nell’ultima fase della sua vita, segnata dalla solitudine, da una dignitosa povertà e dalla malattia, molti sono venuti incontro a Pietro per aiutarlo e rendere meno difficili le sue condizioni. Tra questi Achille Gianni e suo figlio Paolo, Daniele Tolomei, il dottor Fenili, alcuni parenti di Pietro, e – soprattutto – sua sorella Iride. E’ alla generosità e all’amore fraterno di Iride che dobbiamo il fatto che Pietro abbia trascorso le ultime feste natalizie della sua vita confortato dall’affetto della famiglia, a Novara, e sia stato oggetto di grandi cure e di attenzioni, lasciando questo mondo – pensiamo – con la convinzione che il Signore non abbandona i miseri. Infatti – come ci ricorda il Vangelo di oggi – “Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati”. Non si fa fatica a pensare a Pietro, così gracile e indifeso nell’ultima parte della sua vita, come a un passero inerme; eppure egli non è stato abbandonato nell’ultimo momento della sua vita senza che il Signore provvedesse a lui, per l’opera misericordiosa di Iride e della sua famiglia.
Per quel che mi riguarda sono contento di aver conosciuto Pietro, aver goduto della sua amicizia e della sua fiducia, di aver avuto la possibilità di ascoltare – e il privilegio di scrivere – la sua storia. E sono certo che il ricordo di quest’uomo buono, fragile e indifeso com’era, ma indubbiamente estroso e geniale, ricco di grande umanità e dignità, rimarrà sempre nel mio cuore.
E, spero, anche in quello di molti di voi.
Marco Piccolino
Due immagini della campagna versiliese, vista dal sagrato della chiesa di Santa Lucia di Camaiore, il giorno della celebrazione della messa in suffragio di Pietro Giuntini
Domenica 25 Giugno, alle ore 10, nella chiesa parrocchiale di Santa Lucia di Camaiore, il paese natale di Pietro Giuntini, verrà celebrata una messa in suo suffragio. Ci saranno parenti ed amici
Ciao Pietro, ci mancherai
Pietro mentre racconta la storia della sua vita in un disegno di Armando Polacco eseguito nell’estate 2016 durante una visita nella sua casa di San Macario al Monte
(sito in costruzione)
Mercoledì 25 gennaio 2017 è morto Pietro Giuntini, il sopravvissuto alla strage di Sant’Anna di Stazzema che con il suo racconto, fatto a me e a altri il 9 settembre 2012, ha cambiato la mia vita, dirigendo i miei interessi di ricerca verso la ricostruzione storica di quel terribile evento. La cosa ha addolorato molto me e tanti di quelli che lo conoscevano e avevano imparato ad amare quest’uomo solo, fragile, che portava con sé tra la numerose sue sofferenze il ricordo del momento in cui aveva visto cadere davanti ai suoi occhi, sulla piazza della chiesa di Stazzema don Innocenzo Lazzeri, e una bambina che pochi istanti prima cercava di giocare con lui, allora ragazzo di poco meno di 14 anni.
Questo è il primo abbozzo di un sito che dedico a lui e in cui raccoglierò notizie, immagini, video su Pietro, e soprattutto le sue testimonianze. Inizio con una pagina a lui dedicata e che ho inviato alla redazione versiliese di un quotidiano nazionale, con la speranza che venga pubblicata.
Cliccate qui se volete leggere questa pagina.
Questo è il libro nato con il racconto di Pietro, un libro – dovrei dire – che Pietro mi ha donato costringendomi con il suo affetto e la sua passione a interessarmi alla sua vicenda che a un certo punto si intersecò con uno degli eventi più drammatici della seconda guerra mondiale nel nostro paese.
Qui sotto trovate alcuni video con i racconti di Pietro (tenete conto che si tratta di video non professionali realizzati con cellulare o tablet, solo allo scopo di registrare quello che Pietro ci diceva):
Cliccando qui potrete vedere il primo video con Pietro che racconta. Eravamo in auto diretti a Sant’Anna di Stazzema, guidava Paolo Buchignani, collega di camminate in montagna e di passione per la storia (che ora insegna all’università), e poi un anziano signore, generoso amico di Pietro, Achille Gianni.
Cliccate qui se volete vedere il video in cui per la prima volta Pietro ci ha raccontato quello che vide quel tragico 12 agosto del ’44 nella piazza della chiesa di Sant’Anna di Stazzema. Pietro racconta la cosa proprio nel luogo dove si svolse la vicenda, 68 anni prima del racconto che ci fece il 7 settembre 2012
Pietro che, il 2 giugno 2013, racconta la sua testimonianza dall’Ossario di Sant’Anna di Stazzema alle persone venute nel paese in occasione della festa della Repubblica*
*(all’inizio l’audio è disturbato dall’intervento arrogante di un politico di Stazzema che si oppone alla possibilità che Pietro racconti la sua storia, “perché non espressamente autorizzato da lui” cioè dal politico; il suddetto politico ha desistito dal suo tentativo solo perché si è accorto che stavo filmando il racconto di Pietro con la mia tablet e ha avuto timore che la sua arroganza fosse registrata e smascherata)
Qui sotto alcuni video durante una visita con Pietro a Santa Lucia di Camaiore nel 2013
Pietro racconta di quando restaurò l’altare della chiesa di Santa Lucia e vi murò dentro una bottiglia con un foglio in cui era scritto il suo nome, con l’invito a chi l’avesse ritrovato, a pregare per l’anima sua
Pietro nei pressi della sua casa natale in un video del 2013
Pietro a Santa Lucia di Camaiore che racconta degli anni della sua gioventù
E ora una galleria di foto del caro e indimenticabile Pietro.
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